Tutti sanno che per riuscire in qualcosa, quasi sempre, occorre impegnarsi e dedicarcisi con anima e corpo – lo sanno bene gli acrobati, i pasticceri, i piloti, le ballerine e i muratori. Dico quasi sempre, perché in rarissimi casi capita che correre, disegnare, cantare, scrivere o chissà cosa altro riesca bene e con sorprendente naturalezza. Viene fuori senza troppa fatica, quasi come se qualcuno avesse precedentemente instillato del talento e questo non aspetti altro che uscire e mostrarsi.
Il talento, anche se raro, è reale, esiste e si palesa a gli occhi del pubblico stupendolo e facendolo emozionare.
La stessa emozione è per l’appunto il frutto e al medesimo tempo la ragione del talento stesso, non avrebbe senso l’uno senza l’altro e viceversa.
Esiste però una variabile che del talento non tiene conto, questa è: l’ingrediente.
L’ingrediente è ovunque, in musica come in atletica, nella moda come nella meccanica ed è il vero carattere emozionante della vita.
Conoscerlo, sceglierlo, curarlo, trattarlo, rispettarlo, valorizzarlo, esaltarlo, insegnarlo e trasmetterlo
questo necessita e richiede ogni ingrediente, commestibile o non.
All’uomo di talento non resta che assaggiare con gli occhi, gustare con il tatto e assaporare con l’udito più ingredienti possibili, in modo che questi possano aiutarlo ad esprimere la propria dote. A tutti gli altri occorre più studio, più dedizione e possibilmente un talento da in-seguire.
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