Ricordare serve per vivere meglio, penso.
Talvolta mi ritrovo a pensare ai momenti salienti della mia vita, quelli legati alla famiglia, alla scuola o alla vita da “adulto”. Poi mi piace soffermarmi a ricordare cosa facessi da bambino, i pensieri che mi passavano per la testa, perché credo che ricordarsi bambini serva per vedere la vita da grandi con altri occhi, più curiosi e meno critici.
Una delle cose che mi diverte di più è quella di pensare alla mia storia, al mio rapporto con la cucina.
Immagini, profumi, colori indelebili che mi hanno segnano e mi accompagnano ancora oggi.
Non voglio dilungarmi, non voglio spataffiare un elenco infinito di ricordi ma segnarne qualcuno qua, nero su bianco, credo possa tornarmi utile quando, un giorno, la mia memoria diventerà labile e rischierei di perdere un pezzo di me stesso.
Il primo ricordo è quello di una domenica mattina, a casa, mia mamma cucinava delle melanzane e delle zucchine, io la osservavo non perché fossi attratto dalla sua maestria ma penso per semplice curiosità. Ad un certo punto mi venne un’irresistibile voglia di cucinare, sfamare qualcuno, qualcosa; quindi decisi di cucinare per i miei peluches… Chiesi un pentolino(blu) e pezzi di verdure( gli scarti ) e preparai il pranzetto per i miei compagni di gioco, un pranzetto cotto direttamente sul parquet.
Il secondo ricordo più che legato ad un cibo è legato ad una piastrella. Nello specifico alle piastrelle azzurre e marroni su cui impastavo acqua e farina direttamente sul pavimento di mia nonna. Lei non aveva tanti giochi né tanta voglia di giocare, con un po’ di acqua e farina placava la mia voglia di “fare”.
La terza cosa che ricordo è il profumo delle polpette fritte che preparava l’altra mia nonna la domenica. Per non impregnare la casa friggendo, si era fatta montare una seconda cucina nel box adiacente alla casa, luogo adibito ai fritti e allo stoccaggio delle conserve,nel quale l’automobile era bandita.
Mangiando nutriamo non solo ciò che crediamo!
nessun commento