Da bambino, ricordo con estrema chiarezza, quando la sera a cena era prevista una minestra o una zuppa non ero troppo felice. Non è che frignassi o facessi i capricci, ma di certo non saltellavo fischiettando tra il bagno,dove mi ero lavato le mani, ed il tavolo. Le verdure mi son sempre piaciute ma probabilmente la consistenza brodosa e la temperatura vicina a quella del magma dei vulcani rendevano la cena difficoltosa. Poi col tempo si sa si cambia, cambiano i gusti, le abitudini e per sentirci anche ormai grandi si fanno cose che da piccoli detestavamo. Soprattutto quando siamo noi a prepararci le cose e quindi cerchiamo di evitare di ritrovare in quel piatto ciò che da piccolo ci infastidiva. Io quello che che più detestavo, se non vi è chiaro, era la temperatura di servizio. La mia memoria, colorita, ricorda che zuppe e minestroni bollivano nel piatto per alcuni minuti e il vapore acqueo prodotto serviva anche per liberare le vie aeree più otturate. Soffia soffia, dicevano i miei , ma tra uno spruzzo e un ustione la minestra faticosamente si spostava dal cucchiaio alla bocca.
Da quando ho iniziato a cucinare, che sia estate ma anche in inverno, servo delle zuppe possibilmente a temperatura ambiente, talvolta , in casi rari, possono raggiungere i quaranta gradi centigradi. Non di più.
3 commenti
Tu non sei reale!!! Sei un alieno, vero??? Io questa ricetta la potrei ripetere anche ora subito! Grazie solo alle foto. “Certo non ci sono le quantità”, direbbero molte foodbloggers snob…MEGLIO, dico io….io non peso mai nulla, vado sempre a d occhio! Ma un tuo corso qui a Napoli??
Baci
Ahahah, no no son reale. Grazie ancora.
Per quanto riguarda i corsi , per ora solo a qui a Milano…. ma chissà in futuro.
A presto
yummy!