Non ci credo, avete abboccato anche voi!
Credevo che i lettori di PanBagnato non si facessero abbindolare da certe cose ed invece, mi sbagliavo. Qualcuno avrà pensato ad una pazzia, un colpo di testa.Ora si mette a scrivere un post sulla dieta? Impensabile. Non voglio propinarvi nulla né tanto meno una dieta, voglio solo capire se la mia teoria ha un fondamento di verità. Ora fate finta di non aver letto queste quattro righe e proseguite a cuor leggero.
Negli anni mi è capitato di leggere su copertine di giornali, libri o articoli web un sacco di titoloni che lanciavano diete -a dir loro- risolutive, in alcuni casi definitive ma che mi son parse, fin dall’inizio, a dir poco balzane. Alcune si proponevano come miracolose, promettevano risultati che una mente sana, solo a leggerli, avrebbe sorriso capendo bene che di specchio per le allodole si stava parlando (ci siete cascati pure voi).
Allora mi sono un po’ interrogato su il bisogno di molte persone che, non piacendosi, intraprendono la faticosa e a volte rischiosa strada del dimagrimento. Le scelte sono personali e quindi di certo non starò qui a recriminare o esaltare i comportamenti di coloro che decidono di “cambiare”, anzi vorrei lanciare un spunto su cui riflettere e magari capire se ciò che ho pensato è del tutto sbagliato.
Coloro che iniziano una dieta si dividono in diverse categorie, due sono le principali:
–Quelli che vogliono dimagrire.
–Quelli che voglio mangiare qualitativamente meglio.
La seconda categoria quando inizia il proprio percorso non si prefigge una data entro cui la dieta è da considerarsi conclusa. Capisce che lo stile di vita e l’alimentazione potrebbero migliorare aggiungendo alcuni ingredienti (spesso vegetali) ed eliminando o almeno riducendo altri (spesso animali).
I primi invece immaginano un sé differente da quello che vedono, una figura diversa e in base alla titolatissima dieta scelta, incominciano ad eliminare, togliere, privarsi di alimenti con l’unico scopo di abbattere le tanto invisibili quanto presenti calorie.
Il fulcro di tutto sono proprio loro le tanto odiate calorie, così difficili da smaltire quanto facili da assumere; nascoste in ogni dove senza accorgersene eccone 200 lì e 700 là. Spesso oltre ad una consistente diminuzione di calorie, nella dieta è previsto se non addirittura “imposto” anche il movimento fisico.
Ore ed ore passate a sudare per bruciare Le famigerate, e dopo camminate, pedalate interminabili si scopre di averne bruciate solamente 185, giusto un cono alla panna. Ecco allora lo sconforto, la depressione che si tramuta in fissazione. Si contano, le si vedono ovunque e si trasforma quello che, se fatto con giudizio, è uno dei massimi godimenti della vita in un inferno.
Al liceo ricordo di aver dovuto imparare a memoria cosa fosse una caloria per poter sperare in un 6 in chimica e pur essendo passati un po’ di anni ricordo che si definisce caloria:
la quantità di calore necessaria per elevare di 1°C un litro d’acqua.
Elevare di un grado un litro d’acqua. Una sorta di termostato naturale che mantiene costante la nostra temperatura.
Secondo questo principio della scienza, qualora un corpo fosse “immerso” in un gas(aria)/liquido(acqua) con una temperatura nettamente inferiore alla propria dovrebbe bruciare più calorie per mantenere stabile la propria temperatura.
In poche parole: si dimagrisce stando al freddo?
Sarei curioso di sapere l’opinione di qualche esperto o qualche studioso di questa materia, comunque nel caso NON FATELO.
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