L’altro giorno, non ricordo dove né con chi, mi sono ritrovato a disquisire su quanto simili possano essere gli “appetiti” umani. Si parlava inizialmente di gastronomia, come spesso capita se ci si trova nei miei paraggi, e il mio interlocutore ad un certo punto se n’è uscito con:
“Ah sai che l’altra sera poi sono finito a casa di quella della birra ….”
Non sto delirando, né tantomeno calcando la mano su un binomio impossibile, datemi solo qualche minuto del vostro tempo e cercherò di spiegare al meglio la mia teoria scaturita da quella chiacchiera(ta).
Quando ero piccolo ricordo che il momento della colazione era un momento molto felice, mi svegliavo contento pensando a cosa avrei mangiato da li a poco. Niente di straordinario, quasi sempre latte, arricchito però con “condimenti” diversi che mutavano di volta in volta. Il “condimento” era la mia gioia mattutina, mi svegliavo bramando quella scatola, quel cereale, quel sapore. Lo aspettavo, lo desideravo e nel momento in cui lo consumavo raggiungevo l’apice della felicità. I giorni passavano e intorno al trentesimo, in prossimità della fine della scatola, desideravo qualcosa di nuovo, un nuovo gusto, un nuovo colore.
Quella era una piccola storia d’amore giunta al termine, fatta di desiderio e passione ma come molti degli amori giovanili, arsa velocemente senza lasciare troppi ricordi né ferite.
Da quel momento, ricordo, si apriva una fase bellissima fatta di libertà e spensieratezza. L’unica certezza della mia vita – il sapore della colazione – non esisteva più e la sua assenza lasciava spazio ad una serie di possibilità illimitate, possibilità che prima mai avrei contemplato né preso in considerazione.
Lo scuro cioccolato, l’ambrato miele, il multietnico muesli, il naturale, l’artefatto e chi più ne ha più ne metta; vagavo tra gli scaffali del supermercato fantasticando su mattine di passione con gli anelli marroncini e due passi dopo ero perdutamente attratto dalla naturalezza dei fiocchi di mais.
In quegli anni ne ho provate di tutti i gusti, di ogni forma e colore; ogni volta una gioia che poco dopo finiva e lasciava la bocca desiderosa di “altro”.
Quella, se dovessi etichettarla, è stata la fase della scoperta, fondamentale per chi vuole conoscere ma soprattutto conoscersi. Capire i propri gusti, le proprie inclinazioni e detta in maniera un po’ più spiccia “farsi la bocca”.
A quella fase solitamente ne succede un’altra, può infatti capitare che camminando tra gli scaffali del supermercato ci ritorni alla mente un cereale che abbiamo amato particolarmente e piuttosto che lanciarsi verso l’ultima trovata dell’industria alimentare si decida di riafferrare quella scatola, correre a casa e aspettare che sia mattina per consumarla.
Da li inizia il mutamento.
Ciò che avviene è difficile da spiegare ma è facilmente identificabile in una vera e propria crescita personale.
Il cereale da semplice sollazzo mattutino diventa qualcosa di diverso, qualcosa di intimo infatti ad ogni assaggio si percepisce una nuova sfumatura, una nuova nota; si impara ad apprezzarne pregi e difetti sicuri del fatto che quello è il migliore cereale che vorremmo avere nella nostra tazza ogni mattina, consci del fatto che il mondo delle colazioni è fatto di molti prodotti che talvolta tornano per ingolosirci ma che non possono competere con il nostro prediletto.
A questo punto l’uomo si appassiona, si documenta , conosce veramente e da semplice consumatore si trasforma in conoscitore selezionando con criterio ogni sua scelta ed esigendo qualità.
Per concludere: “Di piatti sotto il naso ne passano molti, concentrarsi su quello che si ha davanti apprezzandone le qualità è la cosa migliore che si possa fare. Buttando l’occhio sulla costata al tavolo affianco e sul tagliolino fumante tra le mani del cameriere il tempo passa e quando ti decidi a mangiare è diventato freddo”.
2 commenti
Ieri al supermercato ho scelto dei biscotti.
I miei preferiti sin da quando ero piccola.
Li ho scelti per offrire ai miei due figli qualcosa di diverso perchè si annoiano molto facilmente degli stessi sapori proposti loro al mattino.
Prima di andare a letto uno dei miei due bimbi ha voluto vedere il sacchetto dei biscotti.
Si è assicurato che il giorno successivo a colazione ci fossero proprio quei biscotti.
Lui si è addormentato sereno e con gli occhi che gli brillavano.
Anche per me è sempre stato così.
La colazione: il momento più soddisfacente della giornata.
Guardando mio figlio ho peansato che ogni bambino dovrebbe addormentarsi e svegliarsi in questo modo per essere appagato.
E spero che anche per lui ci sia questo percorso di crescita, come dici tu.
Come lo è stato per me o per te e per molti altri ancora…
Io faccio colazione con le patate schiattare. Col cucchiaio le schiatto bene. A volte le bagno con lo yogurt… Ma non sempre.