E questo dove lo butto? Lascialo lì che poi ci penso io!
Solitamente succede proprio così: subito dopo avere finito di friggere l’ultimo arancino dorato, vogliosi di liberarsi al più presto della maleodorante padella, la si appoggia sulla finestra o sul balcone per evitare che l’olezzo impesti e si propaghi per tutta la casa.
La puzza si affievolisce, l’olio si raffredda e gli ospiti si godono il sempre festoso fritto!
A cena finita, dopo aver rassettato la cucina e lustrato la stufa con la coda dell’occhio si scorge la padella colma di scuro olio, ormai freddo, che sembra essere in attesa di qualcuno che la liberi da quell’ “ingombrante” rifiuto.
Pochissimi sanno cosa fare, pochi filtrano e conservano il grasso per almeno un secondo riutilizzo, moltissimi con fare fintamente distratto rovesciano l’olio nel lavandino.
Che sarà mai un po’ d’olio! Con tutti i problemi che abbiamo, figurati cosa possano fare un paio di litri d’olio nello scarico.
È così che in molte case e anche qualche cucina professionale da un sacco di tempo si continua a smaltire l’olio della frittura esausto, un po’ per pigrizia, un po’ per superficialità ma soprattutto per ignoranza.
Ignoranza nel vero senso della parola, le massaie ed i cucinieri domestici ignorano come comportarsi dopo aver fritto la loro cena e anche per far tacere il senso di colpa calorico che li attanaglia sversano nel muto e cieco lavandino che nulla ricorda.
Anni fa avevo provato ad informarmi consultando il sito dell’azienda municipalizzata per la raccolta rifiuti senza trovare nessun tipo di risposta, così avevo provato a contattarli telefonicamente cercando risposte.
L’operatore, meravigliatosi per la domanda, mi aveva risposto che era a conoscenza di un ritiro (privato) di olii esausti per la ristorazione ma non sapeva cosa rispondermi per il mio caso casalingo (scusate l’assonanza).
Io sbigottito soprattutto dopo aver letto e visto i danni provocati in mare dall’olio, avevo cercato risposte altrove provando anche a chiedere direttamente ad amministratori comunali.
“Mi informo” – “La tengo aggiornata sugli sviluppi” – “Le faccio sapere”.
Un po’ di tempo fa, avendo dovuto consultare nuovamente il sito dell’azienda municipalizzata per la raccolta di alcuni rifiuti mi ero accorto che erano state inserite nuove interfaccia che permettevano di capire meglio come e dove buttare rifiuti speciali.
Ad un certo punto, cercando , avevo scoperto che qualora un qualsiasi milanese avesse voluto prepararsi un croccante fritto misto o una sempiterna parmigiana avrebbe poi dovuto consegnare il suo calorico scarto nella ricicleria più comoda.
A questo punto mi sono chiesto:
1) Quanti siano a conoscenza di questa cosa.
2) Quanti pur sapendo, il sabato o in un momento che potrebbero dedicare ad altro, andranno effettivamente in ricicleria a consegnare la bottiglia d’olio.
3) Quanti anni occorreranno per riuscire a convertire uno scarto in una ben pagata risorsa (come già accade altrove).
4) Quanti laureati in comunicazione serviranno per riuscire a comunicare in modo efficace e capillare cose importanti come questa.
5) Quanto tempo passerà prima che un giovane o un disoccupato o ancor meglio un giovane/disoccupato possa inventarsi un servizio di ritiro e smaltimento dato che la sopracitata azienda municipalizzata per la raccolta rifiuti non c’ha ancora pensato e spera che qualcuno capiti sul sito.
6 commenti
Cose da sapere, come si sa che l’acqua bagna e il fuoco brucia. Peccato che non si sappiano.
In alternativa, per chi durante l’anno frigge molto poco, come me, si può conservare e versare in vasetti vuoti per farne “candele” ad olio per le serate d’estate in terrazza.
A Moneglia (GE) ,simpatico paesino della riviera ligure di levante (dove si frigge molto), sono presenti già da qualche anno i contenitori municipali per la raccolta dell’olio esausto da cucina.
Ammetto di non averlo mai usato per pigrizia.
Da prendere come esempio.
Non la mia pigrizia, ovviamente.
Un’alternativa, se è troppo difficile accedere alla discarica e per modiche quantità, è buttare l’olio tra i rifiuti indifferenziati destinati all’incenerimento!
Per prima cosa non s’inquina la preziosissima acqua e per secondo si può sperare in una termovalorizzazione….
Sicura Lucia che sia contemplata ed accettata questa modalità??
[…] a volte non si ha il tempo né la voglia di preparare pastelle, scaldare olii e soprattutto smaltirli in modo corretto e quindi si ripiega per “fritture” in […]