“Quello spaghettone era ottimo. La consistenza callosa, scrocchierellava sotto i denti e la salsa esaltava ancor più la sua tenacia vestendolo a dovere infatti non v’era nessuna parte della pasta che non ne fosse intrisa in quel velluto saporoso. Per non parlare del secondo. Quella pelle croccante, quasi sonora che proteggeva un burro di carne saporito ma delicato. I carciofi ben spadellati erano un degno contorno a quel trionfo di sapore e gioco di consistenze.
La compagnia ottima, si passava da argomenti seri ed impegnati a momenti di estrema ilarità senza però mai cadere nel banale né tantomeno in battute scontate. Una luce calda illuminava senza abbagliare una tavola curata in ogni minimo dettaglio ed infine una musica soave e appena percepita completava perfettamente una situazione a dir poco perfetta.”
“E perché allora dici di non volerci tornare al…..?”
“Perché non ho chiuso occhio.”
Capita, soprattutto mangiando fuori, che dopo una buona cena passata in un bel posto e in buona compagnia una volta a casa nel nostro amato letto ci si addormenti rapidamente per poi svegliarsi da li a poco con la cena che tenta di ristabilire un contatto, o meglio, un dialogo. Non dipende sempre da ciò che si è mangiato o dal luogo in cui abbiamo consumato la nostra cena ma quasi sempre da come è stato lavorato/conservato/condito/allevato/prodotto ciò che abbiamo ordinato. Non dipende nemmeno dal prezzo o dal livello del ristorante tant’è che più volete ho dormito serenamente dopo una cena in una trattoria “allabuona” e faticato a digerire dopo una cena in un pluristellato…
Il cuoco spesso è il responsabile di questa notte di passione. Non tanto per la sua poca bravura tecnica, probabilmente per una serie di scelte sbagliate all’origine.
La figura del cuoco è passata dall’essere bistrattata e relegata a quattro bollenti mura a figura di rilievo e osannata per ogni minima cosa senza però passare da una presa di coscienza di ciò che questa figura realmente rappresenta. Il cuoco è colui che sceglie, trasforma e propone qualcosa che entrerà dentro noi diventando parte di noi e se costui non dovesse essere più che motivato dal fare bene si rischia, se va bene, in una notte insonne, se va male…
Quando ora devo pensare a come ho mangiato in un ristorante, valuto oltre al cibo, al vino e a tutto il corollario anche la mia digestione infatti il cibo dev’essere inizialmente buono, per conquistare, ma anche facile da digerire per farsi ben volere.
Volete la ricetta perfetta da proporre ai vostri ospiti ? Preparate un piatto che sia: impattante e memorabile in bocca, silente e discreto nello stomaco.
4 commenti
È così che ho scelto il cuoco per il mio banchetto di nozze: l’unico che dopo la prova della cena mi ha lasciato dormire tranquilla!
ti ho trovato Andrea Vigna, e adesso non ti mollo piu!!!!
Tutto e’ partito da un articolo di giornale letto di corsa, poi fotografato per rileggerlo con calma, e adesso ritrovato nella mia galleria foto in cui perdo praticamente tutto!
Il manifesto contro il cake design, sublime. adorato.
EVVIVA ANDREA VIGNA!
Che bello! Ma che articolo e soprattutto che giornale ?
ho trovato un articolo sulla rivista La freccia di trenitalia, mi ha divertito ma il sito è proprio interessante. Ho già condiviso il link con una mia cara amica americana che apprezzerà, e così anche i miei studenti statunitensi.
saluti