Maledetto il giorno in cui qualcuno trasformò l’aperitivo.
Un tempo l’aperitivo era il momento che precedeva il pranzo o la cena, il momento in cui sorseggiando un cocktail con qualche oliva e una manciata di pistacchi si stuzzicava l’appetito e ci si preparava a desinare.
C’era chi preferiva un bicchiere di vino, chi una birra e chi sorseggiava di gusto un vermouth spruzzato. Tutto procedeva tranquillamente disquisendo di politica principalmente oppure di calcio; le signore, spesso assenti, aspettavano a casa.
Negli anni ’80 ci fu la prima rivoluzione, l’aperitivo divenne unisex.
Trovare coppiette al bancone attorno alle 19.00 diventò normale e tutto questo accade in concomitanza con una nuova abitudine gastronomica; negli stessi anni mangiare al ristorante non fu più cosa relegata a grandi occasioni, i ristoranti diventarono un’esperienza alla portata di tutti ed in pochi anni nacque e si sviluppó la cultura del mangiare fuori casa con frequenza, spesso preceduta appunto, da un breve aperitivo durante il quale ci si incontrava per bere e spiluccare.
Ad un certo punto qualcosa cambiò, qualcuno sperando di prolungare la permanenza dei clienti nel proprio locale iniziò ad offrire affettati, tartine, paste, pizzette, arrosti, verdure cotte e crude, insalte, timballi e cous cous. Nel giro di poco tempo, come poteva esser facilmente prevedibile, sui tavolini dei bar si palesarono piattini ricolmi di cibo ammonticchiato a piramide, un continuo via vai di persone dal buffet, tutti in coda per riempire ad oltranza i propri piatti così pesanti da piegarsi sotto la gravità della propria fame.
Il cibo ad un tratto era diventato gratis.
Quello che per anni si era pagato, all’aperitivo veniva offerto ed ognuno poteva riempire senza vergogna per infinite volte il proprio piatto.
A molti tutto questo sembrò come una manna piovuta dal cielo, al prezzo di un drink si poteva mangiare a sazietà, non era più necessario tornarsene a casa e cucinare la cena per sé e per i propri amici ma soprattutto finalmente la figura del ristoratore si palesò per quella che era: un ladro che chiedeva soldi in cambio di cibo.
Incredibile.
Incredibile.
Questa pazza moda non si mostrò democratica, fin dall’inizio i locali che preferivano continuare con noccioline ed olive vennero snobbati ed evitati, chi non allestiva kilometrici buffet non era trendy e visto con sospetto, l’aperitivo voleva e pretendeva montagne di cibo.
Pochi, in fila al buffet davanti alle pirofile, si chiesero come tutto questo fosse stato possibile, come un bene di prima necessità fosse potuto diventare gratuito, come locali senza cucina avessero potuto imbastire preparazioni di quella portata e infine come fosse possibile che qualcuno pagasse ancora per ciò che loro ora avevano gratuitamente.
Lasciando senza risposta tutti questi quesiti la moda è diventata abitudine, si è radicata e trasformata in costume.
Nei piccoli paesi, sulle vetrine e le lavagne è comparsa la scritta HAPPY HOUR e gli anziani che non rinunciano al loro goccetto hanno potuto finalmente assaggiare il cous cous e i nachos con formaggio filante.
Resta una sola e unica domanda a cui risponde:Chi paga alla fine il vostro piattino ricolmo? Perché, si sa, qualcuno paga sempre.
5 commenti
Arachidi, chips e tarallucci. Stop.
Questo è e sarà sempre il mio aperitivo preferito.
Avanti!
La verità è che per tanti posti l’aperitivo è la soluzione ideale per propinare (opportunamente rimaneggiati e un minimo mascherati) gli avanzi dell’ora di pausa pranzo.
Attiri clienti disposti a pagare lameno 8 euro per un drink (foss’anche una bottiglietta d’acqua perchè: siamo in aperitivo), e intanto ti liberi degli avanzi.
Che orrore.
[…] so cosa scatti nella testa delle persone, non so cosa li spinga ad (ab)buffarsi in quel modo, probabilmente il connubio cibo gratis e accesso libero e continuo al rifocillarsi […]
Questo meccanismo è alla base della grande fortuna del Wok.
E’ semplicemente una questione economica: concorrenza. Qualcuno ha pensato di attirare più clienti offrendo, oltre alle noccioline toccate e ritoccate da tutti, e poi svuotate dai ristoratori in nuovi vassoi da servire, anche dell’altro e a mano mano siamo arrivati al buffet di oggi. C’è chi propone avanzi, come fanno notare altri, e chi cucina appositamente o si serve di catering. Di certo ci si guadagna (8-10-12 euro a persona in base al locale) altrimenti non si farebbe più, e i clienti, sia quelli che mangiano 3 piatti, che quelli che mangiano un pezzetto di pizza perchè sono a dieta, sono contenti. Il piattino lo paga chi va lì e prende due o tre cocktail o due calici di vino (che non costano certo 2 euro) e chi prende una singola pizzetta. Quelli che fanno 2 piatti pieni di roba, rientrano nelle spese, perchè ci sono ristoranti che con menù fisso a 10-12 euro ti danno pizza no-stop o pasti completi dal primo al caffè/ammazzacaffè. Allora, diciamo che va bene così.