Capita ogni tanto di svegliarsi e avere un inspiegabile desiderio di mangiare un determinato piatto, la testa corre fantasticando tra soffritti e padelle in acciaio, coltelli che scivolano ritmicamente su zucche inermi.
In questi casi non c’è molto da fare, non si può che appagare ciò che la nostra testa invoca.
Uscire e recuperare ciò che serve per realizzare la propria fantasia, cercando di non dimenticare nulla per non veder trasformare il nostro sogno in un incubo monco.
Oggi non potevo sbagliare, mi teneva per mano Lui, il re di questa squisita pasta.
Mi ha accompagnato a far spesa, consigliandomi cosa scegliere per fare un’amatriciana coi fiocchi.
Abbiamo avuto un po’ di attrito quando ha insistito perché mettessi il dado, gli ho spiegato che non si usa più, per il resto marciavamo sulla stessa linea.
Si vergogna un po’ ma mi ha concesso di trascrivere le sue parole.
Grazie ad Aldo Fabrizi.
LA MATRICIANA MIA
Soffriggete in padella staggionata,
cipolla, ojo, zenzero infocato,
mezz’etto de guanciale affumicato
e mezzo de pancetta arotolata.
Ar punto che ‘sta robba è rosolata,
schizzatela d’aceto profumato
e a fiamma viva, quanno è svaporato,
mettete la conserva concentrata.
Appresso er dado che jè dà sapore,
li pommidori freschi San Marzano,
co’ un ciuffo de basilico pe’ odore.
E ammalappena er sugo fa l’occhietti,
assieme a pecorino e parmigiano,
conditece de prescia li spaghetti.
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