Sabato mattina sono stato alla presentazione di un nuovo libro, ovviamente l’argomento che trattava era il cibo.
Lo scrittore, nella sua chiacchiera con il pubblico mi ha dato uno spunto che ormai da alcuni giorni gironzola nella mia testa.
Si disquisiva a proposito di cultura gastronomica e di produzione di capolavori culinari. Tema comune ma trattato con una prospettiva del tutto particolare, tant’è che una volta finita la presentazione mi sono soffermato a pensare sull’istruzione e come questa venga proposta e promossa in Italia.
A gli studenti che frequentano la scuola dell’obbligo viene impartita una cultura di base che spazia dalla storia allo studio della lingua madre e lingue alternative, infarinature di filosofia, latino e greco. Tutto ciò perché è importante capire da dove derivi la nostra cultura e la nostra storia.
Ecco, dopo aver pensato ciò, mi son chiesto il motivo per cui nei programmi ministeriali, non fosse prevista una sorta di storia dell’alimentazione affiancata ad una piccola scuola di cucina.
No, non fraintendetemi, non penso che tutti debbano diventare cuochi eccelsi, ma credo che alcune conoscenze sulle nostre abitudini alimentari, osservare i cambiamenti nel corso della storia e qualche nozione su come sceglierli , lavorali e consumarli, probabilmente ci renderebbe migliori.
Sapere ci rende liberi, liberi di scegliere e consumare ciò che più ci piace e non solo ciò che sappiamo scaldare in forno!
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