Non so se me lo son mai fatto scappare, ma anche se fosse,ribadisco il mio amore per gli orti. Fin da piccolo ho sempre bazzicato avendone a disposizione ben due. I ricordi che mi sovvengono pensandoci sono, di uno i pomodori, il loro profumo e la mia voglia di coglierli; dell’altro, le patate.
Le patate sono il frutto di una pianta a parer mio eccezionale, ma la cosa che catturò la mia attenzione fu che il frutto non si vedeva, occorreva scoprirlo, dissotterrarlo, come se qualcuno lo avesse nascosto in una caccia al tesoro.
La soddisfazione che provoca la raccolta dei frutti del proprio orto è qualcosa di inebriante.
L’anno scorso, ho passato tutto il pomeriggio nell’orto con un bambino molto curioso che mi domandava cosa fosse quello o perchè accadesse questo, insieme vangammo, strappammo e bagnammo tutte le piante dell’orto poi prima di andarcene raccogliemmo un paio di zucchine , due cipolle, una melanzana e gli proposi di preparare una torta salata. Lui con la sincerità tipica di tutti i bambini , mi disse: “Ma a me non piacciono le verdure ma queste le abbiamo “fatte” noi quindi va bene.” Preparammo la pasta brisè, il ripieno e i suoi occhi quando l’assaggiò si riempirono di soddisfazione.
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