La Triglia di scoglio ha carni pregiate molto apprezzate ed era già conosciuta nell’antichità dai Greci e dai Romani. Questi ultimi in particolare ne apprezzavano le carni e molti Autori al riguardo ne esaltano le qualità delle carni.
Un aneddoto su Marco Gavio Apicio riguarda le triglie di scoglio. Questi pesci nell’antica Roma avevano un prezzo elevatissimo, non solo perché molto apprezzate, ma soprattutto perché non si riusciva a farle vivere nelle vasche di stabulazione. L’imperatore Caligola aveva pagato una grossa triglia addirittura 8000 sesterzi. Una cifra a dir poco astronomica se si pensa che superava di gran lunga il prezzo di un cuoco, che nell’antica Roma era uno schiavo. Il costo di quella triglia aveva battuto il record precedente realizzato quando l’imperatore Tiberio decise di vendere all’asta una triglia che gli era stata regalata, la più grossa che si fosse mai vista, si dice che pesasse addirittura 2 Kg e mezzo. Tiberio aveva previsto che soltanto due potevano essere gli acquirenti dell’ambita preda: Marco Gavio Apicio e Publio Ottavio, e difatti i due si contesero il pesce per un intero pomeriggio. Alla fine Publio Ottavio vinse e si aggiudicò la triglia per la somma di 5000 sesterzi.
La Triglia di scoglio da un’analisi dell’Istituto Nazionale della Nutrizione è classificabile come pesce semigrasso e discretamente digeribile. Il valore nutrizionale di Mullus surmuletus è alto come in tutti i pesci per l’elevato apporto proteico, vitaminico e di minerali, primi fra tutti fosforo e ferro. Infatti 100 g di parte edibile (carni) di Triglia di scoglio contengono 15.83 g di proteine, 1.09 g di carboidrati, con un contenuto medio in grassi (6.27 g) ed un alto contenuto in vitamine quali la A (100 UI), la B1 (80 mcg), la B2 (210 mg) e di minerali quali il Calcio (38 mg), il Fosforo (264 mg) ed il Ferro (1.2 mg).
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