Un giorno di alcuni anni fa ricordo che pensai come poter rivisitare un classico della cucina italiana e renderlo unico o almeno mio, una specie di marchio che chiunque l’avesse assaggiato se ne sarebbe ricordato come una cosa strana e possibilmente buona.
E cosi decisi di rivisitare il classico dei classici: la pasta al pomodoro; lo feci preparando una sfoglia con semola di grano duro impastata con passata di pomodoro e triplo concentrato, ne usci una pasta di un rosso tenue quasi tendente al rosa e all’interno ci misi un battuto di mozzarella pugliese di prima qualità con del parmigiano grattugiato, ma ad un primo assaggio si senti che mancava qualcosa che potesse dare una buona spinta al piatto. Punto primo la pasta era troppo sottile e di certo non ricordava la pasta al dente, punto secondo mancava un fattore aromatico che conferisse al piatto quella sua unicità che avevo detto di cercare. Per il primo problema fu semplice, lasciai la pasta leggermente più spessa in modo che potesse conferire quella callosità tipica della pasta fresca di semola (orecchiette-troffie-strascinati etc etc) che ricordasse la durezza della pasta di semola cotta in modo sapiente e per il secondo punto decisi di fare un trito aromatico da inserire nella farcia con delle fettine di lardo D’Arnad. Il risultato fu assolutamente ciò che cercavo dovevo solo decidermi come condirli ma questo no fu un problema, con cosa se non dell’olio emulsionato con delle foglie fresche di basilico ???.
2 commenti
mmmmh boni…!
bicchia..
devo dire la verità ho sempre pensato che la vera arte in cucina sia nel fare piatti semplici, o per lo meno utilizzare ingrediente comuni, in maniera estrosa, o per lo meno, diferente, tanto per citare gotan project. (tango si, ma in maniera diversa) – e devo ammettere che questa ricetta mi ricorda molto il bruschettini cocktail al pravda, sapori classici, equilibrati, ma presentanti e ideati con sapiente genuinità e fantasia. bravo. a vederli sono super, ad assagiarli chissà quanto.