“…..Quando il bel tovagliolo fu drappeggiato in grembo, il menù consultato,lo champagne già versato nel bicchiere e il pane servito con burro francese dolce, ero emozionato come dopo una splendida overture o il primo atto di una commedia brillante. Ma fu solo il dessert che rimasi veramente di stucco. Avevo ordinato la Feuilleté aux poires, non sapendo bene di cosa si trattasse. E mi fu presentata una “cassettina” di stratosferica leggerezza nella quale era adagiata una mezza pera perfettamente bollita coperta da un velo sottile di caramello. La pera era appollaiata su un morbido letto di crème légère e sotto le foglie friabili di pasta che si frantumavano come vetro sotto i denti c’era uno zabaione setoso al profumo di pera William. Questo piatto ha esercitato un’influenza straordinaria sulla mia vita, svelandomi un’arte culinaria di un livello che andava ben al di là di quanto potessi sospettare, pur restando peraltro incisivamente radicato nel mondo reale di una cucina fattibile e genuina. Non si trattava di porsi obbiettivi che non avrei mai potuto conseguire, bensì di affidarmi al mio sentire per quel che riguardava la cucina, di imparare a conquistare il gusto, il gusto della cosa in sè, con poche o addirittura nessuna interferenza da parte di altri ingredienti; si trattava della consistenza, di sorprendere il palato, gli occhi , il naso. Si trattava di entrare in un mondo che prima mi era sembrato piuttosto frivolo anche se adesso mi stavo rendendo conto che poteva essere impegnativo, che perfezionare l’arte culinaria poteva effettivamente diventare il graditissimo mestiere di tutta una vita, perfino nella cucina di casa di un dilettante entusiasta……..”
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